l'artistaLeo Taffarelli 

Dopo gli studi frequenta l'Accademia di Venezia sotto la guida di Carmelo Zotti. Durante gli anni ’60 è attratto dai pittori dell'espressionismo astratto americano, in particolare da De Kooning, Rothko, Pollock, Sam Francis. Già in quegli anni infatti, inizierà ad abbandonare i canoni classici per sperimentare nuove espressività con deformazioni figurative che lo accompagneranno fino alla rivoluzione informale degli anni 90.
Gli impegni di lavoro, sebbene importanti, incidono poco sulla vitalità artistica del Taffarelli, dato che, appena entra in solitaria concentrazione a contatto di pennelli, spatole, materiali nuovi e diversi produce opere coinvolgenti.
Riaffiora d’impeto quell’irruenza che trova sfogo nei contrasti di colore, di materia, di luci e ombre. Contrasti frutto di un’innata irriverenza verso le convenzioni sociali. Contrasti che fanno intuire un bisogno di purezza, un naturale rigetto della falsità e della corruzione umana, ma anche uno sviscerato amore per la natura e gli animali, sempre più sofferto per il degrado ambientale dilagante. Degrado che  sta trascinando l’umanità nel baratro e da cui non riusciamo a risalire a causa della cieca, insensata ed egoistica corsa al denaro ed agli effimeri valori del potere. Motivi affioranti spesso nei lavori dell’artista, titolati: cadute, esplosioni, spacchi, crepe, acquari inquinati, fossili, rovine. I suoi quadri sono spazi dedicati alla sempre più preoccupante disgregazione sociale. Come tema non possono mancare le guerre: le rappresenta come civiltà riesumate in lacerti di consunte  figurazioni o in graffiti sbiaditi su muri superstiti.
Ma scorgiamo nelle opere anche qualche segno di apertura attraverso vivaci cromatismi di alcuni lavori dedicati a bimbi, alla famiglia, alle coppie, nel bene e nel male in relazione alle circostanze di turno.

N_5684Le figurazioni legate all’ impronta lirica, han lasciato col tempo l’aspetto puramente oggettivo per diventare segni, pieghe, masse, tagli cromatici slegati e slabbrati. Effetti ottenuti con materiali diversi: argille, malte, sabbie amalgamate a resine varie,  carte, plastiche, stracci, ma anche rifiuti di vario genere legati insieme da personali e collaudati collanti. I risultati sono stucchevoli: impasti primordiali che diventano forme involute d’affresco, piani scenografici nati da tracciati e graffiti sublimati da delicate velature o variegati da accese colorazioni intravedibili in crepe di bassorilievi.
Il Taffarelli manifesta freschezza, non preventivamente meditata, ma di stesura gestuale tale da favorire la massima vena poetica. Lo stile è magnetico, irriverente sempre in evoluzione, sorprendente.
Dare un po' d'ordine sequenziale all'attività artistica di Leo Taffarelli è veramente un'impresa.
Alti e bassi con cambiamenti repentini, spostamenti di obiettivi  sono stati una massima di vita, che si è riflessa anche nelle sue opere.
Dai primi passi del lontano 1963,  con la prima personale alla galleria Cima di Conegliano, alle recenti esposizioni improntate da un decennio su originali basi informali e derivazioni varie dell’ espressionismo astratto.
Nell'alternanza dei risultati raggiunti, sempre attraverso estenuanti ricerche di mezzi e materiali, ha trovato sempre consensi da critica e  collezionisti, in primarie gallerie nazionali dove è stato collocato accanto ai nomi prestigiosi dell'arte contemporanea.
I suoi risultati sono frutto di anni di ricerche che han trovato consensi e recensioni entusiastiche da parte di critici primari e di tutti quelli che da vicino hanno seguito l'evoluzione dei suoi lavori fino ai giorni nostri, attraverso 16 mostre personali, 18 collettive, in varie città d'Italia.
Varie poi le presenze premiate perlomeno in una trentina di concorsi nazionali con ricordi privilegiati al 1°Premio Città di Trento 77, 2°premio Mirandola 78, 2° premio Piancavallo 81,  medaglia d'oro Arona 76, ed ad una serie di premi acquisto con Ravenna, Arona, Santhià, Montereale, Mirandola, Moriago...

 

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